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Manifesto Cyborg – Donne, tecnologie e biopolitiche del corpo. |
 
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Contenuti per adulti
Autore:
Donna J. Haraway , traduzione a cura di Liana Borghi.
Editore:
Feltrinelli - Milano
Anno:Prima edizione Marzo 1995
Collana: Collana Interzone
Condizioni: OTTIME CONDIZIONI
Categoria: FEMMINISMO, FILOSOFIA, PRIME EDIZIONI, CYBORG, , POLITICA, SAGGISTICA, PENSIERO OCCIDENTALE
ID titolo:68817211
"Manifesto Cyborg – Donne, tecnologie e biopolitiche del corpo." è in vendita da venerdì 18 settembre 2020 alle 15:38 in provincia di Parma
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Note su "Manifesto Cyborg – Donne, tecnologie e biopolitiche del corpo.": Questo testo è considerato una delle pietre miliari nello sviluppo della teoria femminista post-umanista. Dopo aver tematizzato l’esistenza del cyborg, creatura della realtà sociale e contemporaneamente della fiction, il libro suggerisce l’inevitabilità della sua presenza al centro della riflessione femminista. Si aprono, secondo l’autrice, enormi potenzialità per un femminismo cyborg che tenga conto della precedente riflessione socialista e non faccia leva sulla matrice naturale come il pensiero delle politiche della differenza. Questa teoria socialfemminista vuole conservare una visione globale, che tenga conto della rivoluzione industriale in atto che crea una nuova classe operaia, nuove sessualità e nuove etnicità, mettendo in radicale discussione il sistema simbolico della famiglia dell’uomo. Il pensiero occidentale è da sempre connaturato da un pensiero binario asimmetrico, di cui le opposizioni uomo/donna e mente/corpo rappresentano solo due tra gli assi concettuali più importanti. Si tratta di opposizioni fra termini mai fra loro equipollenti; dualismi funzionali alle pratiche del dominio, sulle donne, sulla gente di colore, sulla natura, sui lavoratori, sugli animali. La nascita del cyborg, da metafora fantascientifica a condizione umana, però cambia questo stato di cose. Perché il cyborg è al contempo uomo e macchina, individuo non sessuato o situato oltre le categorie di genere. La pretesa naturalità dell’uomo è quindi solo una costruzione culturale, poiché oggi tutti noi siamo in qualche modo dei cyborg. L’uso di protesi e by-pass sono solo un esempio di come la scienza sia compenetrata nel quotidiano e abbia trasformato il corpo. E cade il mito che lo vede come sede di una naturalità contrapposta all’artificialità. Il concetto di cyborg in questo saggio si sviluppa a livello simbolico come il rifiuto dei dualismi fondanti della società maschilista e tardo-capitalista in cui l’autrice vive. Innanzitutto il confine che separa umano e animale, poi quello tra umano/animale e macchina. Il Manifesto critica le posizioni del femminismo tradizionale, preferendo a uno sguardo sulla differenza, un approccio che si concentri invece sulle affinità. La figura del cyborg è quindi l’emblema del superamento dei limiti del binarismo di genere tradizionale ponendosi come entità ibrida che mette in crisi i confini in ambito politico e sociale. Brossura figurata a colori , immagine di copertina : Cyborg 1989. Olio su tela di Lynn Randolph. Formato in ottavo cm. 14 x 22, pagine 194 (2), 11 tavole in nero f/t. Condizioni usato , alcune sottolineature in verde nei testi, commenti autografi all’ultima carta bianca. Nel complesso ottimo esemplare, introvabile prima edizione italiana. ’’Donna Haraway’’ (Denver, 6 settembre 1944) è una filosofa e docente statunitense, capo-scuola della teoria cyborg, una branca del pensiero femminista che studia il rapporto tra scienza e identità di genere. Il pensiero della Haraway è fondato sullo studio delle implicazioni della tecnologia e della scienza sulla vita dell’uomo moderno. Secondo la studiosa statunitense, la cultura occidentale è sempre stata caratterizzata da una struttura binaria ruotante intorno a coppie di categorie come uomo/donna, naturale/artificiale, corpo/mente. Questo dualismo concettuale non è simmetrico, ma è basato sul predominio di un elemento sull’altro: nella tradizione occidentale sono esistiti persistenti dualismi e sono stati tutti funzionali alle logiche e alle pratiche del dominio sulle donne, sulla gente di colore, sulla natura, sui lavoratori, sugli animali: dal dominio cioè di chiunque fosse costruito come altro col compito di rispecchiare il sé. La Haraway introduce quindi la figura del cyborg, che da invenzione fantascientifica diventa metafora della condizione umana. Il cyborg è al contempo uomo e macchina, individuo non sessuato o situato oltre le categorie di genere, creatura sospesa tra finzione e realtà: il cyborg è un organismo cibernetico, un ibrido di macchina e organismo, una creatura che appartiene tanto alla realtà sociale quanto alla finzione. Questa figura permette di comprendere come la pretesa naturalità dell’uomo sia in effetti solo una costruzione culturale, poiché tutti siamo in qualche modo dei cyborg. L’uso di protesi, lenti a contatto, by-pass sono solo un esempio di come la scienza sia penetrata nel quotidiano e abbia trasformato la vita dell’uomo moderno. La tecnologia ha influenzato soprattutto la concezione del corpo, che diventa un territorio di sperimentazione, di manipolazione, smettendo dunque di essere inalterato e intoccabile. Se il corpo può venire trasformato e gestito, cade il mito che lo vede come sede di una naturalità opposta all’artificialità. Di conseguenza viene invalidato il sistema di pensiero occidentale incentrato sulla contrapposizione di due elementi antitetici, perché non possiamo più pensare all’uomo in termini esclusivamente biologici. Il cyborg è infatti una creatura né macchina né uomo, né maschio né femmina, situato oltre i confini delle categorie che siamo normalmente abituati a utilizzare per interpretare il mondo. Queste riflessioni sono state espresse dalla Haraway soprattutto in due saggi che hanno influenzato fortemente lo sviluppo del pensiero femminista: Primate Visions: Gender, Race, and Nature in the World of Modern Science, New York and London: Routledge, 1989 - Simians, Cyborgs and Women: The Reinvention of Nature, London: Free Association Books and New York: Routledge, 1991. Il presente volume fa parte della mia collezione personale.
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